domenica 13 maggio 2012

23. Die Erasmus Studentin

Dopo aver esaminato e dileggiato con tanto impegno la popolazione tedesca tutta, per dovere di giustizia e sana autocritica, mi toccherà parlare anche delle tipiche studentesse Erasmus a Berlino. Delle tipiche studentesse Erasmus italiane a Berlino. Insomma, di me.

Vivere all'estero mi cambiò, non solo nello spirito, ma anche e soprattutto nell'aspetto.

La prima vittima della mia smania di rinnovamento fu la capigliatura che, oltre a subire un ulteriore ed inesorabile mutamento verso il biondo VorreiEssereSvedese, venne brutalmente ridotta di volume e lunghezza, durante una serata di solitario e sforbiciante delirio.
In quel periodo i miei capelli erano di media lunghezza. E chi, come me, s'intende un poco di ricci sa bene che la media lunghezza è un inferno, una tortura, una condanna al look da fungo atomico.
Quando tenevo i capelli sciolti avevo un capoccione ingestibile. Quando tenevo i capelli legati sembravo una giovane signorina Rottermeier.
Dovevo prendere provvedimenti.

L'idea di rivolgermi ad un parrucchiere tedesco non mi sfiorò neanche per un momento ma preferì fare tutto da sola. Munita di un paio di cesoie d'incerta provenienza mi piazzai davanti allo specchio e tagliai, tagliai, tagliai. Tagliai fino a quando la mia sete d'ordine non venne placata. Tagliai fino a quando il pavimento non fu ricoperto da un morbido tappetino di crine umano.
Il risultato estetico, per fortuna, fu al di là delle mie più rosee aspettative.
Da un insano gesto, che avrebbe potuto costringermi a girare con un sacchetto in testa per almeno un paio di mesi, scaturì invece un taglio molto carino, che avrei conservato per parecchio tempo a venire.
A questo successo contribuirono, in egual misura, un innegabile talento naturale e una folta capigliatura riccia, in grado di occultare più facilmente eventuali errori o asimmetrie.
Oltre che un gran culo. Ça va sans dire.

Fu molto più graduale, ma altrettanto devastante, l'effetto che l'Erasmus ebbe sul mio guardaroba.
I tedeschi hanno tante qualità, ma non sono certo famosi per il loro buon gusto nel vestire. Il problema, secondo me, sta nell'approccio troppo disinvolto che hanno con l'abbinamento di capi e colori differenti. Approccio che può diventare contagioso come il raffreddore.
Mi bastarono alcune settimane in Germania e gli accostamenti, che a Torino avrei definito brutti e di cattivo gusto, divennero ai miei stessi occhi mettibili, interessanti o addirittura "cool".
Questo muovermi al di fuori degli schemi e dei percorsi conosciuti mi diede un senso di vertigine e libertà. Una sensazione tanto piacevole da portarmela dietro anche al ritorno in Italia.
Ci ho messo anni per riacquistare il senso del decoro. Ammettendo che io l'abbia mai riacquistato del tutto.

Ma se con capelli ed abiti ci vuole poco, se ci si pente, a ritornare sui propri passi, ci sono alcune scelte definitive che lasciano segni indelebili.
Io, ovviamente, feci anche una di quelle scelte.
Un sabato pomeriggio ci ritrovammo in tre in uno storico negozietto del centro.
Lui trafficava con i suoi attrezzi, bofonchiando nel proprio idioma.
Io, sdraiata sul lettino, mi guardavo attorno, preoccupata che fosse tutto realmente sterilizzato e monouso.
Eli, seduta accanto a me, si occupava del supporto morale. "Una mia amica l'ha fatto in un tendone dietro ad una stalla, ma è ancora viva", mi disse la mia comare romana.
"Sticaz...ouch!", non ebbi neanche il tempo di risponderle che avevo già il mio nuovo piercing all'ombelico.

Ero una studentessa Erasmus con una nuova pettinatura, un nuovo guardaroba ed un piercing. Ero un cliché vivente.

Talmente mimetizzata ed integrata che i miei, quando vennero in visita a Berlino, fecero fatica a riconoscermi.

Continua...

8 commenti:

  1. Un commento sul guardaroba?
    Chi sta con lo zoppo impara a zoppicare! ;-)

    ---Alex

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  2. Pancrazia, il tuo blog spacca di brutto e con questo post oltre a parlare di te hai parlato anche di me. Dopo sei mesi a Monaco ho stravolto tutte le mie certezze. In un impeto di mimetizzazione sono entrato da un tagliacrine tedesco e mi sono fatto un taglio che in Italia avrei rifiutato a piè pari. Per il gaurdaroba ora mischio colori e stili senza tanti complimenti, consapevole di essere uno tra i tanti qua. Che dire...senso si liberazione a mille!

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    1. Grazie e benvenuto :)
      Sei andato addirittura da un parrucchiere indigeno? Coraggiosissimo!

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  3. Uahauhauahauahauahauahauaha! Hai fatto bene a non andare mai da un parrucchiere tedesco. Sull'abbigliamento, ommioddio. Sabato sera sono uscita a cena con mio marito e, non sapendo che cosa mettermi, ho più o meno pescato dall'armadio. "Perché tanto" pensavo "qui in Germania chi se ne accorge che sono vestita male?". Tremendo. Forse mi sto integrando un pochino troppo, devo stare attenta.

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  4. Possiamo avere foto di te in versione crautonica o anche solo di vestiti, o di qualcosa che ci dia l'idea della tua trasformazione?
    Ma quanto male ha fatto?

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    1. Io già racconto, con dovizia di particolari, tutte le figure da cretina che ho fatto a Berlino e tu pretendi pure le prove fotografiche?
      Anche all'autoflagellazione c'è un limite!

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