venerdì 6 aprile 2012

15. Il mio Buddy

Qualche mese prima di partire per Berlino, la facoltà di medicina della Freie Universitaet mi assegnò un Buddy, uno studente che mi avrebbe aiutata nell'inserimento.
Il suo nome era Felix e divenne in breve tempo oggetto di smodata curiosità da parte di tutti i miei amici di Torino. Fondamentalmente questi si divisero in due fazioni, da una parte c’erano i ragazzi che lo vedevano come il classico sfigato tedesco con la faccia da rubicondo bambinone e la pancia da birraiolo all’ultimo stadio, e dall’altra le ragazze che invece se lo immaginavano biondocrinito e bello da togliere il fiato. Io, un po’ per non farmi troppe illusioni ed un po’ per il calcolo delle probabilità, puntavo le mie speranze su un ingenuo bavarese, simpatico ma bruttarello. Avete presente Uther dei Simpson? Ecco, lui.
La vita, anche in questo caso, riuscì a sorprendermi.

Il nostro primo incontro avvenne ad una riunione di studenti stranieri e fu memorabile. L’appuntamento era in uno dei tanti locali vicini alla Spree ed io, in ritardo come sempre e priva di vergogna come solo all'estero si può essere, decisi di cenare con un cartone di latte bevuto alla goccia in metropolitana. Non fatemi domande. Non chiedetemi il perché. Non sarei, in tutta onestà, in grado di darvi una risposta. Ciò che so è che questa mia curiosa scelta alimentare attirò l’attenzione di tutto il vagone, e soprattutto la simpatia incondizionata di una vecchina che mi attaccò un teutonico bottone dalle mastodontiche dimensioni, tanto da riuscire a farmi sbagliare fermata.
Scesa dalla metro, decisi di tornare indietro a piedi, ma venni braccata da due ragazzotti il cui scopo della serata era fare proselitismo e, nello specifico, trascinare me medisima a una riunione di parrocchia. Oh poveri sventurati!
Io, per non perdere altro tempo e mettere subito le cose in chiaro, iniziai a parlare latino al contrario e girai la testa di 360°. Loro interpretarono questa mia reazione come un no. E scapparono urlando.
Infine, a un passo dalla meta, mi venne incontro un ragazzo che, abbandonato da un’amica al momento del bisogno, si ritrovava con un biglietto del teatro in più. Biglietto che mi voleva regalare. Regalare.
La tentazione fu grande, ma dare un secondo bidone a Felix nel giro di una settimana mi parve davvero troppo e quindi, a malincuore, rinunciai allo spettacolo ed entrai finalmente nel locale.

I miei compagni di Erasmus erano tutti seduti in un angolo e, in piedi di fronte a loro, un ragazzo stava chiedendo: "Wer ist Pancrazia?"
Io, con la grazia che mi contraddistingue da sempre, cominciai a sbracciarmi, "Sono qua! Sono io!"
Lui si voltò a guardarmi e mi sorrise. Io lo guardai, me ne innamorai e gli buttai le braccia al collo.
Fu l'inizio di una meravigliosa storia d'amore. Io lo adoravo con la devozione di una dodicenne. Lui non mi si filava neanche di pezza. Eravamo fatti l’uno per l’altra.

Felix era bello. Alto, castano, dotato di profondi occhi scuri ed un sorriso abbagliante. Bello come il fidanzato ideale che qualsiasi madre vorrebbe veder portato a casa dalla propria figlia. Bello come l’uomo che qualsiasi donna vorrebbe vedere accanto a sé al risveglio. Insomma, bello bello, in maniera assurda.

Felix era triste. La fidanzata storica, una valchiria bionda, l'aveva mollato, spezzando il suo piccolo cuoricino teutonico. Lui si trovava nella medesima fase in cui mi ero trovata io quasi un anno prima. Frignava, si lamentava e guardava la sua ex con gli occhioni da cucciolo abbandonato. Certo, lo faceva con più dignità di quanta ne avessi dimostra io al suo posto, ma era pur sempre uno spettacolo indegno a cui assistere.

Felix era piacevole quanto un gatto attaccato alle mutande. Amava scegliere un argomento e sviscerarlo fino allo sfinimento dell’interlocutore. Più la conversazione era avulsa dal contesto, e più lui si appassionava. Più l’altro cercava di perdere i sensi sbattendo la testa al muro, e più lui lo metteva all’angolo impedendo qualsiasi via d’uscita.
Ricordo ancora quella festa in cui pontificò per un'ora circa l'inquinamento dei laghi berlinesi, mentre la mia amica Renée passava rapidamente dall’ammirazione smodata per la di lui sfacciata gnocchitudine al desiderio incontenibile di sopprimerlo.

Felix era imbranato. Una volta, per fare il simpatico, mi si acquattò dietro le spalle e cercò di tirarmi giocosamente i capelli. Peccato che io, in quel momento, mi stessi alzando dalla sedia e lui, l’emerito idiota, giocosamente quasi mi fece lo scalpo.

Felix era del tutto privo di senso dell'umorismo. Lo compresi la sera stessa in cui lo conobbi, quando un ragazzo greco, scherzando sulla propria scarsa conoscenza del tedesco, ebbe l'ardire di affermare: "Per fortuna frequento neonatologia, dove i pazienti non parlano"
Tutti risero. Tutti tranne il bel Buddy.
"No, ma che dici? E' importantissima la comunicazione con i genitori. Devi parlare con loro!"
"Sì, lo so. Scherz..."
"I genitori hanno bisogno di essere rassicurati"
"Non lo metto in dubbio. Stavo scherzan..."
"E' importante bla bla bla"
"Stavo solo facendo una battu..."
"Bla bla bla"
"..."
"Bla bla bla"
"..."
"Bla bla bla"
"..."
"Bla bla bla"
"Mavaffanculova"

Nonostante tutto questo, Felix riusciva a smuovermi l’ormone come mai nessuno prima. E la sua sola presenza fu in grado di trasformarmi per mesi in un’adolescente balbettante, arrossente e condannata a rendersi ridicola ad ogni incontro. Insomma, ero tornata alle medie.

Continua...

9 commenti:

  1. Risposte
    1. No, Felix non aveva niente di tipico. Lui, nel bene o nel male, non era mai nella media. Ma molto al di sopra o molto al di sotto.

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    2. Eppure ti giuro che la maggior parte dei tedeschi che conosco sono proprio così!!! :-D
      Forse son tutti parenti suoi!

      ---Alex

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    3. Oppure tu sei proprio tanto sfortunato O_o

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    4. Visto le pazze che incontro ultimamente (beh non proprio "ultimamente" direi quasi da sempre) può anche darsi che questa attitudine si sia trasposta anche ai crucchi di entrambi i sessi!

      ---Alex

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  2. voglio la foto del Buddy, giusto per avere un'alternativa a quella del mo Johnny (Depp, off course)!

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  3. Infatti anche io essendo stata in Germania un pò di volte di uomini teutonici così neanche acercarli con un lanternino e il binocolo!!!
    Solo a 15 ani in quel di Meersburg ebbi delle visioni mistiche per cui cercai di imparare il tedesco!!! ma poi dopo. Il buoi. Totale.

    E' geniale come sei riuscita a rendere l'idea della noia mortale che si portano dentro. Adesso rispetto massimo anche perchè i tedeschen tani sono e ttutti diversi, ma devo ammettere che quelli che ho conosciuto io così erano: pesanti come mattoni ricoperti di catrame! E SENZA ESSERE COSI' FICHI!

    Bellissimo il racconto mi ha fatto ridere e anche ritovarmici tantissimo!!!

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