martedì 24 luglio 2012

38. Un australiano (semi)nudo nella mia cucina

Il 3 gennaio del 2001 cominciò la mia nuova vita a Berlino.
Da quel momento avrei vissuto in uno splendido appartamento sito in Marienburger Strasse 47. La mia idea di paradiso.

Marije si rivelò ben presto essere la coinquilina perfetta: pulita, affabile e sempre disponibile.
In verità, a voler essere proprio pignoli, un difettuccio ce l'aveva: ospitava continuamente gente a casa.

La sua vita randagia, divisa tra Olanda, Svizzera, Australia e Germania, l'aveva portata ad avere amici sparsi per tutto il mondo. Amici che periodicamente la venivano a trovare.
Tutto questo via vai era molto pittoresco e divertente, ma ogni tanto un po' di tranquillità non mi sarebbe certo dispiaciuta. Fare colazione con emeriti sconosciuti o sorprendere coppie nordiche che copulano sotto la doccia può anche essere divertente, ma dopo un po' viene a noia.

Ad onor del vero, devo ammettere che tutto questo traffico aveva un suo lato positivo. Ogni volta che doveva arrivare qualcuno, Marije si metteva a pulire casa da cima a fondo e, data la frequenza con cui arrivavano ospiti, l'appartamento era sempre lindo e splendente senza bisogno che io alzassi un dito. Lei entrava in cucina con secchio e scopettone ed io capivo che di lì a poco avremmo avuto visite.

La prima sera nel nuovo appartamento la trascorsi a chiacchierare con un ragazzo olandese.
Preda della mia solita ansia da prestazione, desiderosa di risultare simpatica e smaniosa di fare "la donna di mondo", non trovai niente di meglio che raccontargli quella volta che, durante un viaggio in Belgio, mi ero spinta fino in Olanda. In quell'occasione avevo visitato la cittadina di Maastricht, che non mi aveva colpito particolarmente e che quella sera definii, senza mezzi termini, anonima ed insignificante.
"Io sono di Maastricht", disse lui asciutto. Per un attimo sperai che quello fosse un esempio di ironia olandese. Una battuta. Uno scherzo. Ed invece no. Lui non era un olandese ironico in vena di spiritosaggini, ma io ero decisamente un'italiana cretina in vena di figuredimerda.

Un giorno aiutai Marije a preparare una luculliana cenetta per due suoi amici: una ragazza svedese ed il di lei fidanzato. L'innamorato era nuovo di pacca, venuto fino a Berlino proprio per essere presentato alla mia coinquilina.
La fidanzata era il prototipo perfetto della bellezza nordica: capelli color oro, occhi azzurri, zigomi alti ed un corpo aggraziato. Lui, invece, aveva il fisico del Gobbo di Notre Dame, l'eleganza di Homer Simpson e la simpatia di Puffo Quattrocchi.
Marije, superato lo shock iniziale, esibì per tutta la sera un sorriso tirato, molto simile ad un ringhio, mentre io, zitella ma felice, capii finalmente il profondo significato del detto "meglio soli che male accompagnati".

La mia accondiscendenza nei confronti dei continui ospiti vacillò quando mi venne annunciato l'arrivo di alcune amiche.
Sette.
Sette amiche svizzere.
Nove donne ed un solo bagno.
Credo che siano scoppiate guerre sanguinose per molto meno!
Il folto gruppo si fermò per una lunga, lunghissima settimana, dormendo spalmato su letti, brandine e materassini. Un accampamento in piena regola.
Questa affollata visita cadde proprio nel bel mezzo della sessione dei miei esami e più di una volta, esasperata dalla confusione ed il chiacchiericcio, ebbi la tentazione di soffocare nel sonno tutte e sette le galline starnazzanti. Per fortuna non lo feci e la mattina di una prova scritta trovai, attaccato alla porta della mia camera, un post-it d'incoraggiamento firmato da tutto l'elvetico gruppo vacanze. Erano molto fastidiose, ma sapevano farsi voler bene.

Ma l'ospite numero uno, l'ospite di tutti gli ospiti, fu lui: l'Australiano.
Tornando a casa un pomeriggio, entrai in cucina e mi trovai di fronte ad un bellissimo ragazzo coperto solo da un asciugamano striminzito avvolto intorno ai fianchi.
"Ciao! Io sono Tom, e tu?"
"Io sono Pancrazia e vivo qua."
"Sei l'Italiana? Io sono stato in vacanza in Italia, mi hanno insegnato tantissime parole", e mi vomitò addosso una serie di colorite parolacce.
"Ma queste cose te le hanno insegnate o urlate dietro?"
"Come? No, no, eh eh, simpatica."
"Sai quello che hai detto?"
"Sì. Credo. Forse. Non lo so. Perché?"
Avevo trovato un australiano carino e mezzo nudo nella mia cucina, non potevo pretendere che fosse anche intelligente. Pure la fortuna sfacciata non può essere tanto sfacciata.

Allo studentato una cosa così non mi sarebbe mai successa.
Allo studentato di surfisti (semi)nudi neanche l'ombra.

Continua...

5 commenti:

  1. Come ti capisco! La problematica ospiti è stato uno dei pochi lati negativi dell'abitare qua, come sai, ma alla fine i giorni passano più in fretta di quanto crediamo. E se sei riuscita a resistere a un intero pollaio elvetico puoi resistere a tutto!! Quanto al bel surfista temo che l'unico cervello a disposizione fosse nascosto dal microasciugamano...!

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    1. Le mie avventure con gli ospiti non sono nulla rispetto alle tue O_o

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  2. Oddio che ridere. L'aneddoto dell'olandese mi ricorda una mia epocale FdM di tanti anni fa, quando lavoravo all'aeroporto di Bologna, quindi ambiente abbastanza inetrnazionale. Ero lì dalla macchina del caffé con una collega e le stavo vomitando addosso una serie di lamentele infastidite sugli equipaggi francesi. E quanto sono snob, e come parlano male l'inglese, e che antipatici questi francesi! Una tizia che era lì di fianco, intanto, mi fissava con freddezza. Ve lo devo raccontare il finale? O ve la immaginate da soli la mia faccia mentre la tizia se ne esce, secca, con un : "Io sono francese" e si allontana gelida?

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    1. Complimentoni! La tua figura non ha proprio niente da invidiare alla mia :D

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  3. L'ho già detto che dovevo fare l'erasmus e non l'ho fatto?
    Non mi resta che la Svezia.

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